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Lo starnuto inverso

  Avete da poco in casa un piccolo chihuahua, un vero mattacchione, sempre allegro e pieno di vita. Una sera rientrate dal lavoro e dopo pochi secondi di festeggiamenti allarga le zampette davanti, tende il collo e pare preda di un attacco d’asma catastrofico. Grufola come un porcellino con gli occhi più sporgenti che mai! Chiunque andrebbe in ansia e chiamerebbe il veterinario.

Lo starnuto inverso è un problema comune a quasi tutti i cani di piccola taglia. Il chihuahua è forse la razza che risente di più di questo fenomeno. Il cane non corre alcun pericolo ma una persona impreparata può associarlo a patologie respiratorie inesistenti.

Sono molti i proprietari che corrono dal veterinario spaventatissimi da questo sintomo:”stava bevendo e quasi soffocava!”

Bene, iniziamo con il tranquillizzare tutti dicendo che questo comportamento non interferisce con l’attività respiratoria: quindi, se trattasi di starnuto inverso, il vostro piccolo non rischia niente.

Lo starnuto inverso non è altro che un parossismo (cioè che raggiungono il culmine della loro intensità) di atti inspiratori, in genere di origine idiopatica (che non hanno quindi una causa nota), o meglio, un comportamento non patologico legato a stati di eccitazione o al momento dell’abbeverata.

E’ molto comune notarlo quando una persona della famiglia torna a casa. Il cane è talmente eccitato che manifesta quasi sempre questo comportamento.

I parossismi possono durare da pochi secondi ad alcuni minuti e non interferiscono mai in modo significativo con la respirazione quindi non sono pericolosi per la vita in quanto sono fenomeni autolimitanti e non necessitano di trattamenti farmacologici o altro.

Secondo alcuni autori un leggero massaggio al collo potrebbe essere utile ad abbreviare l’episodio anche se non esistono al momento studi che confermino questa ipotesi.

Altri affermano che il cane deve essere ignorato poiché imparerebbe a simulare questo atteggiamento nel momento in cui impara che in quel frangente tutte le attenzioni sono rivolte su di lui.

Gli animali affetti da starnuto inverso iniziano ad evidenziare questo comportamento già dai primi mesi di vita e tende poi a stabilizzarsi senza peggioramenti nel tempo.

Purtroppo non tutti i veterinari conoscono questa idiopatia se non hanno dimestichezza con le razze mini. A volte prescrivono inutili anti infiammatori (a me è personalmente capitato 8 anni fa) che non danno ovviamente nessun beneficio.

Si può limitare il verificarsi di questo fenomeno evitando di eccitare il cane specie nel rientro a casa. E’ bene ignorarlo e riservare le coccole dopo qualche minuto.

 

 Dott.ssa Michela Bano

La sterilizzazione

COS’E’ LA STERILIZZAZIONE?   È un intervento medico (sterilizzazione chimica) o chirurgico (castrazione nel maschio e ovariectomia o ovarioisterectomia nella femmina) volto ad eliminare la capacità riproduttiva dell’animale. La sterilizzazione chimica è solitamente effettuata nei casi in cui non sia possibile per motivi medici effettuare l’intervento chirurgico, altrimenti è sempre preferibile optare per la chirurgia poichè la sterilizzazione chimica al contrario della chirurgica NON previene le patologie ormono dipendenti ma inibisce solo la fertilità.   COME SI EFFETTUA L’INTERVENTO?   Nel maschio di cane o gatto la chirurgia spesso non comporta neanche la perdita dello scroto, che nel periodo successivo all’intervento tende a riassorbirsi da solo. L’animale se la cava con un minuscolo taglietto e a volte (ma spesso neanche è necessario, specialmente nei gatti) con un punto di sutura. Per la femmina l’intervento è un po’ più complesso anche se di routine. Al risveglio la cagna o la gatta possono (ma non per forza) manifestare un leggero “rimbambimento” da anestesia per qualche ora, o un leggero abbattimento, la risposta è estremamente soggettiva anche se generalmente si tratta di disturbi di poco conto e soprattutto transitori. Molti animali invece già appena svegli sono perfettamente in forma. Il taglio è davvero piccolo, la sutura viene fatta in modo che i punti siano rivolti verso l’interno e sono riassorbibili, quindi non c’è bisogno neanche di toglierli. È possibile effettuare l’intervento anche in laparoscopia, anche se il normale intervento chirurgico già di per sè lascia una piccolissima cicatrice.   LA STERILIZZAZIONE È DOLOROSA?   Prima durante e dopo la chirurgia all’animale viene somministrato un antidolorifico di copertura per cui il normale dolore chirurgico viene gestito senza particolare difficoltà. Nei giorni successivi è indicato il collare elisabettiano nel caso in cui si verifichi leccamento (che non è comunque causato dal dolore!).   PERCHE’ STERILIZZARE?   Motivi di salute: 1. Prevenzione dei tumori mammari nella cagna: Le cagne sono particolarmente soggette a sviluppare tumori mammari (generalmente adenomi o adenocarcinomi). Al contrario di quanto si pensava una volta e di quanto accade nell’uomo, l’incidenza di questi tumori non diminuisce con la gravidanza, anzi in alcuni paesi gli studi sostengono che quanto più precoce è la sterilizzazione tanto più se ne diminuisce l’incidenza tanto da consigliare in alcuni paesi (ad esempio USA) la sterilizzazione pre-pubere (prima del primo calore). In questo modo la probabilità di sviluppare neoplasie è diminuita fino al 98%. La questione “età” sul piano degli studi pubblicati è assai controversa (esistono studi che sostengono un approccio e studi che sostengono il contrario) quindi è sempre consigliabile CONFRONTARSI COL VETERINARIO in questo senso. In Italia si tende a non sterilizzare in età prepubere, almeno non nella nostra clinica. NON E’ COMUNQUE NECESSARIA UNA CUCCIOLATA PER LA CAGNA, si tratta di un falso mito. 2. Prevenzione di mastopatie, fibromi dell’utero e cisti ovariche 3. Prevenzione dei tumori del testicolo e della prostata nel cane anziano: molti cani maschi non sterilizzati sviluppano in età avanzata patologie tumorali a prostata e testicolo. La castrazione previene il problema andando ad eliminare i testicoli e mettendo “a riposo” la prostata. 4. Prevenzione della piometra nella femmina: Si tratta di una infezione dell’utero con la raccolta di pus all’interno dello stesso. E’ causata dalla influenza ormonale che causa la modificazione di alcune ghiandole della parete uterina su cui poi si instaura la proliferazione batterica che dà luogo alla formazione di pus. Si verifica tipicamente nella cagna 2 mesi dopo l’estro (per questo andrebbero sempre annotati gli estri sul calendario) i sintomi che può rilevare il proprietario sono abbattimento, aumento del consumo di acqua, a volte febbre, a volte scolo vaginale di materiale biancastro. Solitamente si riscontra dopo i 6-7anni. Si tratta di una patologia grave che richiede un intervento immediato da parte del veterinario si risolve chirurgicamente e, se non diagnosticata e trattata per tempo, ha esito letale. 5. Prevenzione delle false gravidanze (“gravidanza isterica”): Esistono diversi tipi di pseudogravidanza, da quella che si manifesta con la sola produzione, più o meno abbondante, di latte o siero a quella che si manifesta con soli atteggiamenti patologici (difesa di una prole immaginaria, fare la tana ecc.), a quella che si manifesta con entrambi i sintomi. La formazione di siero o di latte da parte delle mammelle in condizioni di non allattamento può fungere da terreno dove i batteri possono riprodursi dando luogo a mastiti, e sul lungo periodo predispone a formazioni tumorali. 6. La castrazione riduce il rischio di fuga e di scontri negli animali maschi che scappano per rincorrere la femmina in calore (ricordiamo che i maschi non “vanno in calore”, semplicemente “sentono” la femmina che va in estro: moltissimi traumi ortopedici sono causati da animali maschi che letteralmente si lanciano dal balcone per cercare di raggiungere femmine in estro), e riduce nei gatti la trasmissione di patologie gravi come FIV E FELV, che sono spesso causate da scontri con altri maschi per l’accoppiamento con una femmina. Motivi etici: I canili in Italia sono strapieni di cani e farne mettere al mondo altri quando quelli che già ci sono vivono tutta la loro vita in un box non è certamente un’ottima scelta dal punto di vista etico. Qualcuno, in cerca di cane, probabilmente obbietterà che in canile difficilmente si trovano i cuccioli. Questo è solo parzialmente vero, i cuccioli arrivano ai canili ma poi spesso trovano velocemente una casa. A questo proposito però è importante evidenziare che adottare un non-cucciolo offre alcuni vantaggi non indifferenti: impara più velocemente, se ne conosce già il carattere, è più robusto, ha oltrepassato la soglia di rischio di mortalità dei cuccioli(anche se appaiono sani). Occorre aggiungere anche che se si ha un cane senza pedigree (anche se dichiarato di razza) è meglio evitarne la riproduzione, questo perchè il pedigree certifica che un determinato cane, identificato in modo inequivocabile con il microchip, appartiene a una determinata razza e ne riporta l’albero genealogico. Un animale senza pedigree è ufficialmente un meticcio (cioè un incrocio) anche se apparentemente uguale o addirittura della stessa cucciolata di un altro con pedigree. L’allevatore professionista serio opera una selezione sulla razza cercando di migliorare alcune caratteristiche ed eliminarne altre, selezionando i cani che possono e quelli che non possono essere fatti riprodurre per tare genetiche e caratteriali, e gli accoppiamenti migliori. Ovviamente, la prevenzione di patologie e di situazioni stressogene (vedi “gravidanza isterica”) per gli animali possono interessare sia meticci che cani con pedigree. Qualora, quindi, si fosse intenzionati a non far riprodurre la propria cagna, la sterilizzazione è, a meno di casi particolari, sempre consigliata, questo perché offre, a dispetto di un minimo rischio anestesiologico, molti e importanti vantaggi.   QUANTO COSTA LA STERILIZZAZIONE?   Dipende dall’animale (cane, gatto, coniglio: il coniglio ha solitamente un costo elevato perchè l’intervento comporta una serie di complicazioni aggiuntive), dal sesso (la femmina costa più del maschio). Nella nostra clinica il prezzo non cambia a seconda della taglia del cane (un chiuhauha o un alano costano uguale). Ovviamente dipende anche da dove viene effettuato l’intervento (grande clinica in città del nord e ambulatorio in paesino del sud non possono ovviamente avere gli stessi prezzi), quindi vi consigliamo di rivolgervi sempre al vostro veterinario di fiducia piuttosto che andare “a risparmio”, perchè si tratta comunque di un intervento chirurgico, e come tale richiede standard di igiene e di tecnica.   L’ANIMALE INGRASSA DOPO LA STERILIZZAZIONE?   No. Ingrassa per carenza di movimento e introito calorico eccessivo, non per la sterilizzazione.   CAMBIA CARATTERE?   No. Il carattere rimane lo stesso ma - se effettuato nei tempi corretti - si eliminano o riducono dei comportamenti problematici: marcature del territorio con l’urina nel maschio, tendenza all’aggressività con altri animali dello stesso sesso, tendenza alla monta di gambe e oggetti, fughe per accoppiamenti, ecc. Nel caso di problematiche comportamentali la sterilizzazione va SEMPRE valutata dal veterinario in collaborazione con l’educatore cinofilo, perchè per alcune tipologie di problematiche del comportamento la sterilizzazione può non essere indicata. Il carattere anche nella femmina rimane comunque lo stesso di quando non è in calore: nel periodo immediatamente precedente e successivo infatti la femmina si trova in una fase definita di anestro in cui non c’è nessuna influenza degli ormoni sessuali, quindi, quando è sterilizzata è semplicemente come se fosse in anestro permanente.   LA CAGNA DIVENTA INCONTINENTE CON LA STERILIZZAZIONE?   È una rara seppur possibile complicanza, ma è da sottolineare come sia molto più frequente in cagne di taglia grande e in sovrappeso. È importante quindi che la cagna abbia un buon peso forma al momento dell’intervento, e per ridurre al minimo l’incidenza di incontinenza, nelle cagne di taglia grande è possibile e preferibile l’asportazione delle sole ovaie piuttosto che di ovaie e utero insieme.   LA CAGNA O LA GATTA SOFFRONO A NON FARE CUCCIOLI? E IL MASCHIO SOFFRE A NON ACCOPPIARSI?   Partiamo da un assunto: LA CAGNA (O LA GATTA) NON È UNA DONNA. Il suo istinto materno, tanto spiccato da riempirci di tenerezza, si sviluppa “con” la nascita dei cuccioli, ma assolutamente mai “prima”, come invece accade alle donne (non a tutte, ma a molte di esse). Insomma, se il fatto di non avere figli può gettare una femmina umana nella disperazione, questo non accade per la femmina canina o felina, che “ignora” completamente il problema. Per quanto riguarda il maschio, non è assolutamente vero che, nel caso in cui tenti costantemente di montare qualsiasi cosa, farlo accoppiare “lo tranquillizza”, tutt’altro. L’unica cosa che riduce e spesso fa scomparire del tutto la tendenza alla monta è la castrazione.     Pet's Life Clinica Veterinaria

ALIMENTI DA NON DARE MAI AI NOSTRI CANI

 

Cioccolato 

Il cioccolato è pericoloso per i cani e può risultare velenoso. Il cioccolato fondente è il più rischioso, poiché presenta una percentuale elevata di teobromina. Questa sostanza, nei cani, può provocare sete eccessiva, battito cardiaco irregolare, tremori e addirittura la morte nei casi più gravi. 

 

Gelato 

Anche i nostri cani possono soffrire di un’intolleranza al lattosio. Ma anche se il vostro cane non dovesse presentare questo problema il gelato è comnque troppo ricco di zuccheri e può contribuire al sovrappeso del vostro amico a quattrozampe

 

Aglio e cipolle 

L’aglio e le cipolle possono danneggiare i globuli rossi dei cani. Meglio dunque controllare che nel cibo acquistato non siano presenti quantità eccessive di questi ingredienti. Il consumo regolare di aglio e cipolle, infatti, potrebbe essere la causa di una anemia emolitica.

 

Zucchero e dolciumi 

Zucchero e dolciumi possono essere sannosi per la salute dei nostri cani proprio come per noi.  I possibili rischi riguardano la comparsa di problemi a livello dei denti, il sopraggiungere del diabete e un eccessivo aumento di peso.

 

Noci  

Le noci macadamia contengono una tossina che può provocare dei sintomi come tremori, debolezza, innalzamento della temperatura corporea e conseguenze pesanti, come la paralisi. Le comuni noci possono contenere un fungo velenoso per i cani, che può condurre alla morte nei casi più gravi.

 

Sale e snack salati 

Un consumo eccessivo di sale può risultare dannoso e lo sarà ancor di più nel caso in cui sia presente una malattia cardiocircolatoria. Un quantitativo eccessivo di sale inoltre può scatenare attacchi epilettici in grado di causare il coma e la morte. I cibi salati sono un vero e proprio pericolo se il cane non ha acqua da bere a propria disposizione.

 

Uva e uvetta 

Uva e uvetta potrebbero causare letargia, depressione, problemi renali, vomito e iperattività.

 

Avocado 

L’avocado contiene una tossina fungicida (conosciuta come persin) in grado di causare problemi digestivi negli animali domestici.  La sostanza sotto accusa sarebbe contenuta anche nelle foglie e nella corteccia dell’albero di avocado.

 

Uova 

Le uova sono benefiche o dannose per i cani? La questione  sembra controversa. Le uova infatti contengono biotina, una vitamina del gruppo B responsabile della crescita del pelo. Le uova crude però, con particolare riferimento all’albume, conterrebbero una proteina in grado di compromettere gli effetti della biotina. Inoltre, anche per i cani, alle uova è associato il rischio di salmonella. Nel dubbio, chiedete un parere al vostro veterinario.

 

Ossicini 

Attenzione alle ossa di pollo. Le ossa più piccole, infatti, potrebbero causare problemi digestivi e respiratori. I cani rischiano di strozzarsi oppure di subire lesioni all’apparato digerente. Cercate dunque di evitare le ossa più piccole e gli ossicini per proteggere la loro salute. Per lo stesso motivo, è bene non dare ai cani nemmeno grossi semi della frutta e frutti con il nocciolo.

 

INOLTRE:

 

Alcool

I cani non possiedono gli enzimi necessari a metabolizzare l'alcool, che può portare a vomito, diarrea, perdita della capacità motoria, scompensi del sistema nervoso centrale, tremori, difficoltà respiratorie, squilibri metabolici e coma.

 

Tabacco

Il tabacco può essere ingerito accidentalmente, ed è pericoloso dato che contiene nicotina, sostanza che, colpendo il sistema digerente e nervoso, può portare a tachicardia, collasso, coma e morte.

 

Caramelle e gomme

Si tratta di un cibo tossico per cani dal momento che lo xilitolo, contenuto in molti di questi prodotti come dolcificante, provoca, a distanza di 30 minuti dalla sua ingestione, abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue, depressione del sistema nervoso centrale, perdita di coordinazione e spasmi.

 

Pomodori acerbi, foglie e germogli di patata

Contengono una tossina, la solanina, che i cani non metabolizzano e che causa problemi all’apparato digerente, tachicardia, tremori, affanno e irrequietezza.

 

Lievito

Il lievito è un cibo proibito ai cani dato che causa la produzione di gas nell’apparato digerente, provocando dolore e possibile rottura dello stomaco o dell’intestino. Inoltre c'è il rischio che rilasci etanolo in quantità sufficiente a causare avvelenamento da alcool.

 

Semi e noccioli

I semi di mela, cosi come i noccioli di ciliegia, di pesca, di albicocca e di prugna contengono del cianuro, che può portare al coma dell'animale in grandi quantità.

 

Fegato

In grandi quantità può risultare fatale ai cani, a causa della tossicità della vitamina A, che colpisce i muscoli e le ossa, e del deposito di rame nel fegato.

 

Caffè

La caffeina causa disturbi a livello gastrointestinale ma anche alterazioni del ritmo cardiaco e, nei casi più gravi, portare all'ictus.

 

 

Acquisto di cuccioli “di razza” da negozi o internet

Spesso le persone pensano di fare un affare acquistando a meno della metà del prezzo di un allevamento italiano un cucciolo “di razza” da un sito internet, da un fantomatico quanto invisitabile “allevamento multirazza” o in un negozio. Un bouledogue francese in un allevamento italiano, con un pedigree di tutto rispetto, può costare da 1500 a qualche migliaio di euro. Perché non “risparmiare” e fare un affarone pagandolo 600 o 800? “TANTO NON DEVO MICA FARLO GAREGGIARE”   Ora vi spieghiamo perché il problema non sono sicuramente le competizioni che non farete mai. I cuccioli a questo costo non vengono  sicuramente da allevamenti seri. Vengono dalle cosiddette PUPPY MILLS, le fabbriche di cuccioli, quasi tutte collocate nell’est Europa: Romania, Ungheria, Polonia, ecc. Le mamme di quei cuccioli vengono tenute in gabbie microscopiche senza spazio per muoversi, con cibo sufficiente appena a non morire di fame, senza cure, bombardate di ormoni e antibiotici per fare due o tre cucciolate l’anno fino a morire di consunzione: cucciolate che le vengono sottratte a 30-40 giorni di età (quando dovrebbero stare ALMENO 60 giorni con la mamma, anche se in realtà di più sarebbe anche meglio) per poi essere trasportate illegalmente in Italia, mimetizzate all’interno di borsoni, bagagliai, scatole. Vengono acquistati da rivenditori italiani (che NON sono allevatori) a circa 60 euro a cane. Arrivati sul nostro territorio (ne arriva circa il 50%, perché la metà muore nel trasporto), i cuccioli vengono forniti di un pedigree contraffatto che dichiara illegalmente che si tratta di cani nati in Italia. Vengono quindi bombardati di antibiotici ed eccitanti per farli sembrare vispi e sani quando verranno visti dagli acquirenti, che li acquisteranno a più di 10 volte il prezzo pagato dal rivenditore. Vengono spacciati per “minitoy” quando in realtà hanno la metà dell’eta illegalmente certificata, sono malnutriti, hanno malattie gravi abilmente coperte dai farmaci e nessuna certificazione sanitaria reale. Vengono acquistati sia perché molto piccoli e quindi appetibili per l’acquirente senza esperienza, sia perché “così risparmiamo” e a volte perche “fanno pena, se non lo compro io chi lo vorrà?”.  Un’alta percentuale muore a pochissimo dall’acquisto nonostante le cure (costosissime) ed i ricoveri (idem), per gravi malattie infettive. È possibile che ve ne diano un altro in cambio (ci hanno comunque guadagnato, l’hanno pagato 60 euro e voi gliene state dando 600), ed è possibile che muoia pure quello (sì, succede). O che dobbiate curare anche lui. Quindi non avete più speso 600 euro, ma svariate migliaia di euro. Un cucciolo in allevamento italiano vi costava la metà. Avete risparmiato? No. L’esperienza di avere un cucciolo già malato, e di vederlo morire nel peggiore dei casi, vi ha lasciati indifferenti? No. Ecco, queste sono le ragioni per cui questo traffico “vale” circa 300 MILIONI DI EURO ALL’ANNO. Se volete un cucciolo di razza, comprate un cucciolo DI RAZZA. In un allevamento ITALIANO, visitabile, certificato ENCI.  Altrimenti ci sono i Rescue di razza. Altrimenti ci sono i canili. Fidatevi, lì due occhi che vi conquistano li troverete di sicuro.     Pet's Life Clinica Veterinaria

Nuovo libro sul chihuahua formato eBook

Il Chihuahua 

Autori: Francesco Cochetti/Tuula Lehtinen Cochetti

 

Utile per gli appassionati della razza e consigliatissimo 

 per tutte le persone che hanno intenzione di far entrare un chihuahua nella loro vita!

E' ben scritto, dettagliato e di facile comprensione 

  La mia amata Bimba (World Winner, European Winner, European JWinner,

International Ch, Multi Ch. Misty Meadow's Waiting for Love) in copertina

e altri nostri cani all'interno! ❤️

 

 

Sterilizzare? NOOOO!… è contro naturaaaa!

Era un po’ che non la sentivo, questa frase (e meno male): ma mi è capitato di sentirla pochissimi giorni fa e quindi mi sento in dovere di scriverne. Soprattutto perché le femmine non sterilizzate di cui stiamo parlando sono due, non sono adibite alla riproduzione né mai lo saranno e vivono con un maschio che, poveraccio, ad ogni calore di una delle due soffre – ovviamente – le pene dell’inferno.

C?è ancora molta, troppa gente che pensa che sterilizzare sia “contro natura”: e ce n’è, purtroppo, altrettanta che ritiene che “seguire la natura” significhi anche far fare alla femmina “almeno una cucciolata, altrimenti si ammala” (leggenda metropolitana senza uno straccio di validità scientifica – in due parole: NON E’ VERO! – ma così diffusa che credo stia alla base di tutti i problemi di abbandoni, randagismo e canili pieni)… e ovviamente permettere al maschio di accoppiarsi ogni volta che gli aggrada, perché il poverino “ha bisogno di sfogarsi”.

 

Ho già dedicato diversi altri articoli a queste dicerie, sulle quali quindi non mi soffermo più: oggi voglio rispondere soltanto all’obiezione di chi dice “è contro natura“, chiedendo a queste persone che cosa, invece, secondo loro sia “naturale”. E non parlo solo degli abbandoni a cui si riferisce l’immagine a sinistra, ma proprio della vita di un qualsiasi cane ben tenuto, amato e ben accudito.

Questo cane mangia crocchette?

E’ contro natura: mai visti Messer Lupo e Madama Lupa andarsi a procacciare il cibo al pet shop.

Per caso mangia vegetariano o addirittura vegano?

Qui evito proprio di commentare, che è meglio. Ma anche se mangia carne… la mangia in una ciotola?

E’ contro natura: il cane dovrebbe inseguire, uccidere e poi sbranare il proprio pasto.

E ancora: indossa collari o pettorine, e guinzagli che gli impediscono di andare dove gli pare?

E’ contro natura.

I suoi conspecifici li incontra al parchetto o all’area cani, ed è stato accuratamente socializzato in modo che andasse d’accordo con tutti loro?

E’ contro natura… e potrei andare avanti per ore ed ore, elencando migliaia di cose che i cani fanno in modo totalmente diverso da come le farebbe un lupo: tutte “contro natura”, quindi… oppure anche no, visto che il cane non è più un lupo, ma un animale domestico.

E “domestico” significa che vive nella nostra domus (casa) e che “la natura” ha scelto di lasciarla da parte qualche millenniuccio fa.

Ha scelto lui, spontaneamente, per convenienza (opportunismo, etologicamente parlando), di affidarsi agli umani e di rinunciare, quindi, a tutto ciò che per lui sarebbe stato sicuramente più naturale, ma anche più scomodo.

 

Dunque, che razza di scusa sarebbe quella dell’andare “contro natura” con la sterilizzazione, visto che ci andiamo ogni giorno in mille altre occasioni senza porci minimamente il problema?

Io penso – spero – che si tratti appunto di una scusa e niente più, portata avanti per mascherare il vero timore che ci assale quando pensiamo di far sterilizzare una cagnetta: e cioè quello che qualcosa vada storto, o che possa soffrire a causa dell’intervento, o ancora che diventi incontinente. Questi sono timori molto più sensati, e in parte anche fondati: un minimo di rischio operatorio esiste sempre, un po’ di dolore indubbiamente viene sentito e l’incontinenza urinaria si verifica in un piccola, ma non insignificante percentuale di casi (dall’1,3 al 20%, a seconda della tipologia canina: le femmine di grande taglia sembrano più predisposte).

C’è da dire, però, che i rischi legati ad un intervento ormai di routine sono infinitamenteinferiori a quello di beccarsi un tumore di mammella o una piometra, eventi che richiederebbero comunque un intervento chirurgico (per di più, in caso di piometra, in situazione di emergenza e quindi con rischi quadrupli anche dal punto di vista operatorio) e che all’incontinenza, nella stragrande maggioranza dei casi, si rimedia con una terapia farmacologica. Qualora questa non dovesse funzionare, c’è la possibilità di ricorrere ad un secondo intervento… ma qui siamo veramente nell’ordine delle percentuali infinitesimali, quindi diciamo che ci vuole proprio una sfiga nerissima.

Quanto alla sofferenza post-operatoria… sì, è vero che le cagne solitamente se ne stanno moge moge per la giornata immediatamente successiva all’intervento: ma quasi tutte tornano alle normali attività (e alla normale allegria) già il giorno successivo. E se ho detto che “quasi tutte” è perché alcune si alzano e vanno a spasso come se nulla fosse accaduto non appena si svegliano dall’anestesia: i cani hanno una soglia del dolore altissima, che non è neppure lontanamente paragonabile alla nostra.

 

Certo, “togliere parti del corpo ad un cane sano” (altro tormentone anti-sterilizzazione) non sarà il massimo del “naturale”: ma non lo è neppure impedire alla cagna di avere cucciolate ogni sei mesi, come accadrebbe se fosse lasciata “libera di scegliere”.

Eppure la cagna, spontaneamente, non farebbe “una” cucciolata nella vita: ne farebbe una carrettata, con ripercussioni terribili sulla sua salute (oltre che sul randagismo, come potete facilmente dedurre dalla foto a sinistra): e il bello è che coloro che ineggiano alla “natura” poi si scagliano contro gli allevamenti, accusando gli allevatori di sfruttare indegnamente le femmine. Ma decidiamoci, eh? Se sterilizzare è innaturale, e fare una cucciolata ad ogni calore (cosa “naturalissima”) è bieco sfruttamento… allora cosa rimane?

Rimane la famosa “singola cucciolata nella vita”, che non previene alcun rischio sanitario e a sua volta  è assolutamente “contro natura”, visto che la cagna in natura si accoppierebbe ad ogni estro. Ma attenzione: la cagna, non la lupa! Perché le lupe non soltanto vanno in calore una sola volta all’anno, ma non si accoppiano neppure tutte: è solo la femmina alpha ad avere la cucciolata.

Le cagne hanno “imparato” ad andare in calore due volte, e a poter avere quindi due cucciolate all’anno, proprio perché sono diventate domestiche e quindi hanno trovato “la vita comoda” garantita dal rapporto con l’uomo: cibo in abbondanza, rischi ridotti al minimo (almeno per quanto può saperne un cane: per esempio, sa che vivere in una casa lo difende dai predatori. Dell’esistenza di macchine, TIR e bastardi a due zampe invece non è al corrente).

“Vita comoda”, per quasi tutti gli animali del mondo, significa “possibilità di mettere al mondo tanti cuccioli perché sembra essere garantita la sopravvivenza di tutti loro”: per questo le cagne si sono trasformate in riproduttrici coatte.

Ma quale proprietario (allevatori esclusi) se la sentirebbe di gestire una cucciolata ogni sei mesi?

E attenzione: anche se se la sentisse, diventerebbe lui stesso uno “sfruttatore di fattrici”, perché avere una cucciolata ogni sei mesi accorcia vistosamente la vita della cagna e rovina anche la qualità di questa vita: tant’è vero che gli allevatori seri non si sognano neppure di far fare due cucciolate all’anno alle loro cagne.

 

Insomma: il cane, scegliendo di vivere al nostro fianco, ha scelto la vita comoda ma si è portato dietro alcuni effetti collaterali non indifferenti. Tra questi, l’incongruenza tra la possibilità di produrre cucciolate a raffica e il fatto che questo sfianchi le mamme cagne (vi rammento che a Madre Natura non frega un tubo di tutto questo: a lei interessa molto più la sopravvivenza della specie che quella del singolo individuo. Ma a noi NO!)

Il cane è andato da solo contro la sua natura di lupo, quando ha deciso di diventare domestico: a noi non resta che fare del nostro meglio per evitare il più possibile che gli effetti collaterali lo danneggino in modo irreparabile.

Del “nostro meglio”, quindi, fa parte il tenerlo “innaturalmente” al guinzaglio per evitare che finisca sotto il TIR di cui sopra, e ne fa parte anche l'”innaturale” sterilizzazione delle cagne per motivi di prevenzione sanitaria, per evitare che le fattrici si ammalino di tumori o piometre o, in alternativa, che “si ammazzino – letteralmente – di cucciolate”… e anche per fare la nostra parte nella lotta agli abbandoni e al randagismo.

In ogni scelta ci sono compromessi da accettare: il cane si è preso i suoi, noi dobbiamo prendercene la nostra parte.

Dobbiamo ricordare che oggi la loro “natura” siamo noi. Le scelte responsabili (anche se difficili) toccano a noi.  

Trovare scuse e scusette varie per evitarli è poco responsabile… e sostanzialmente dannoso per i cani stessi.

 

Valeria Rossi, Ti Presento il Cane 

 

Erbe e piante velenosi per i cani

Erbe velenose: le piante ornamentali da giardino

 

Abrus precatorius: se il tuo cane ingerisce i suoi semi, che contengono abrina, può presentare debolezza, perdita dell'appetito, febbre leggera e apatia.

Aloe: se il tuo cane ne ingerisce alcune foglie, potrebbe incorrere in diarrea sanguinolenta e incremento dell’urinazione, dovuto dalla barbaloina presente nelle foglie.

 Amarillide: tutta la pianta è velenosa per il tuo cane e i sintomi più importanti sono vomito, diarrea e coliche; in alcuni casi, potrebbe incorrere in crampi, alterazioni del battito cardiaco e tremori.

Anemone: se il tuo cane mangia questa pianta rischia problemi gastrointestinali. Si tratta di una pianta che potrebbe essere mortale, visto che assunta in grandi quantità causa depressione respiratoria.

Anturio: le sue foglie provocano diarrea, emorragie, vomito e difficoltà respiratorie.

Azalea: pianta molto diffusa e che causa l’intossicazione nel tuo cane se ne assume le foglie. Solitamente, i sintomi si manifestano dopo alcune ore e possono essere vomito, coliche, diarrea, depressione, nausea, tachipnea, scialorrea e noressia. In alcuni casi, si possono avere problemi al fegato e ai reni.

Begonia: una pianta che nel suo insieme può generare intossicazioni nel tuo cane, con gastroenteriti che possono essere risolte tranquillamente.

Bosso: una pianta molto tossica per il tuo cane, la quale può causare nausea, dolori addominali, vomito, scialorrea e può dare anche problemi cardiaci e respiratori.

Calta palustre: se viene toccata dal tuo cane può generare dermatite da contatto.

Ciclamino: se ingerito dal tuo cane può provocare vomito e diarrea, a volte anche convulsioni se assunto in dosi massicce.

Croton: la parte tossica di questa pianta sono le foglie e il fusto. Il tuo cane può incorrere in febbre, eczemi, vomito, coliche e diarrea sanguinolenta.

Cycas Revoluta: pianta che può causa un’intossicazione piuttosto grave, con gastroenterite emoraggica, danni epatici, insufficienza renale, coagulopatie e la morte.

Dafne: se assunta dal tuo cane può causare bruciore alla bocca, stato d’incoscienza con episodi convulsivi, diarrea sanguinolenta, coma e morte.

Dieffenbachia: le parti tossiche sono le foglie, le radici e il fusto. Solitamente i sintomi sono piuttosto gravi, ma solo se c’è tumefazione laringea. Il tuo cane potrebbe manifestare edema linguale, salivazione eccessiva, stomatite, problemi all’apparato digerente e intossicazione dei reni.

Edera: diffusa in tutta Italia, ma che può causare nausea, diarrea, vomito, problemi respiratori, coma e perfino morte.

Elleboro: una pianta molto tossica che causa ipersalivazione, diarrea sanguinolenta, coliche, vomito, problemi cardiaci, paralisi e convulsioni.

Ficus: causa sintomi gastroenterici, come vomito e diarrea.

Filodendro: provoca problemi all’apparato digerente, edema linguale, stomatite, problemi ai reni e all’apparato respiratorio.

Giglio: il tuo cane potrebbe intossicarsi se ingerisce foglie o bulbo. Tra i sintomi più comuni troviamo il vomito, la perdita d’appetito e l’apatia.

Glicine: se ingerisce i semi o i baccelli, potrebbe manifestare diarrea, forte vomito e dolori di carattere addominale.

Iris: la sua forma incuriosisce il tuo cane, ma può generare problemi gastroenterici.

Monstera: il contatto può causare dermatiti o edemi a labbra e lingua; inoltre, genera ipersalivazione, problemi nella deglutizione, vomito, diarrea e, a volte, emorragie da parte delle gengive.

Mughetto: particolarmente velenosa per il tuo cane e causa diarrea, aritmie, vomito, crampi e problemi respiratori.

Oleandro: velenoso in ogni sua parte e può causare l’arresto cardiaco nel tuo cane anche, ma anche nell’uomo.

Ornitogalo: se il tuo cane ingerisce il bulbo, può manifestare vomito, perdita d’appetito, apatia, insufficienza renale ed epatica.

Rododendro: se le foglie vengono ingerite, causano nausea, salivazione eccessiva, depressione, vomito, diarrea, coliche e problemi renali ed epatici.

Solano: le sue bacche causano gastroenteriti emorragiche, dolori addominali e problemi di carattere nervoso.

Spatifillo: il suo stelo genera problemi gastroenterici, anche se in alcuni casi provoca emorragie e problemi respiratori.

Stella di Natale: le sue foglie rosse possono provocare irritazione oculare, cheratiti, lacrimazione eccessiva, congiuntiviti, stomatiti, vomito, scialorrea e diarrea.

Tasso: una pianta le cui foglie, semi legno e corteccia provocano tachicardia, bradicardia, problemi respiratori, modifiche della minzione, pupille dilatate, tremori che anticipano la depressione, morte dovuta a paralisi cardiaca o respiratoria.

Tulipano: se i fiori vengono ingeriti, si avranno sintomi di natura gastroenterica, ma non gravi per il tuo cane.

Vischio: ricca di alcaloidi, provoca vomito, problemi neurologici e morte per arresto cardiocircolatorio.

 

 

Le piante coltivate

 

Aglio: uno spicchio può intossicare il tuo cane, con vomito, diarrea, anemia, ittero e sangue nelle urine.

Canapa: se ingerita, causa vomito, abbassamento della temperatura, scialorrea, midriasi e nistagmo.

Cipolla: se assunta in quantità discrete, genera anemia per emolisi e sangue nelle urine.

Erba medica: può causare dermatiti se il tuo cane ne viene a contatto.

Fagiolo comune: se assunti crudi, generano diarrea, gastroenterite e anoressia.

Fava: se il tuo cane la mangia, rischia di incorrere a problemi legati all’apparato digerente, alla febbre, all’ittero, al pallore e a un incremento del volume di fegato e milza.

Lino: può provocare crampi, vomito, tremori, modifiche del ritmo sia respiratorio che cardiaco.

Nicotiana: se ingerita, provoca dolori addominali, vomito, diarrea emorragica, bradicardia, modifiche neurologiche, ipersalivazione e letargia.

 

 

  Le piante selvatiche velenose

 

Acetosa: se assunta dopo la fioritura delle foglie, può provocare insufficienza renale nel tuo cane.

Arum Maculatum: una pianta che causa problemi al ritmo cardiaco.

Atropa Belladonna: spesso impiegata per realizzare cosmetici, ma se ingerita dal tuo cane genera tachicardia, coma, paralisi del sistema nervoso parasimpatico, quindi decisamente letale.

Bella di Notte: se ingerita dal tuo migliore amico a quattro zampe, provoca nausea, vomito e dolori addominali; a volte, perfino stati confusionali e pupille dilatate.

Cicuta: pianta velenosa per eccellenza, che può condurre alla morte con sintomi neuromuscolari.

Colchico: molto velenosa se viene ingerito il bulbo e i semi, con collasso, paralisi muscolare e respiratoria e morte. Una pianta letale anche per gli esseri umani.

Datura: può causare problemi alla vista, crisi di panico, aritmie, disorientamento, nausea, convulsioni e addirittura la morte.

Digitale: se assunta in quantità spropositate, provoca aritmie piuttosto serie.

Giusquiamo: una pianta molto tossica che causa in modo rapido incoscienza e morte, con grave scompenso cardiaco.

Lauroceraso: la puoi trovare nelle siepi e genera blocco della respirazione cellulare, anossia citossica, convulsioni, coma e morte.

Maggiociondolo: fiori, semi e radici risultano particolarmente velenosi. Se ingeriti, possono provocare problemi allo stomaco, vomito e riduzione dell’assorbimento gastro-enterico.

Mandragora: i semi, se ingeriti, rischiano di causare al tuo cane ipertensione, febbre, perdita di coscienza e insufficienza renale in pochissimo tempo.

Noce vomica: i semi sono molto velenosi e causano convulsioni violente, contrazioni tetaniche e paralisi respiratoria, la quale causa la morte.

Ricino: i semi di questa pianta generano sintomi nell’arco di 18-24 ore, con gastroenterite, febbre, sete, dolori colici e danni renali di grave entità. In alcuni casi possono giungere convulsioni e morte.

 

Il “vero” standard del chihuahua (ironico)

ASPETTO GENERALE: un filino topesco, se è a pelo corto (come in “Guarda che bello, mamma, un topocane!”); più sul volpinoide, se è a pelo lungo (come in: “Che bello, è un volpino, vero?” Risposta: “No, è un chihuahua a pelo lungo”. “Un chihuahua? Ma nooooooooooo, i chihuahua sono quelli spelacchiati che sembrano topi, guardi che il suo è un volpino!” “Guardi, li allevo… lo saprò che cane ho?” Risposta molto piccata: “Secondo me, NO”).

Tanto per mettere subito le cose in chiaro: il chihuahua è il cane più piccolo del mondo, okay. In questa razza, dal punto di vista morfologico, non si tiene conto della bassezz…ops, altezza al garrese, ma solo del peso. E ri-okay.

Peeeeeeeeeeeerò… nello Standard troverete scritto: “peso ideale fra 1.5 Kg e 3 Kg. Un peso tra 500 gr. e 1,5 Kg è tollerato. I cani che pesano meno di 500 grammi e più di 3 Kg saranno squalificati”.

ERGO: un chihuaha di mezzo chilo è un chihuahua, punto. NON un chihuahua mini, minitoy, thiny, teacup, bonsai o Polistil.

E’ un chihuahua non troppo ben riuscito (gli manca un buon chilotto per esserlo), ma è un chihuahua. Se invece pesa meno di mezzo chilo, è un cesso di cane, un tragico errore di allevamento probabilmente destinato a una vita infelice e malaticcia: non è e non sarà mai un “esemplare raro e pregiatissimo che costa più degli altri”.

Ovviamente lo stesso vale per quelli dai tre chili in su (che qualche cuggino definirebbe sicuramente “chihuahua giganti”), ma di questi è inutile parlare perché intanto non li cerca nessuno: invece, se qualche cagnaro infame si mettesse a produrre cani di tre etti, andrebbero via come il pane… perché la mamma dei cretini non è soltanto costantemente incinta, ma fa anche uno sproposito di parti gemellari. Evito ogni ulteriore polemica sull’argomento solo perché l’ho già fatta però almeno un accenno ci voleva, visto che gli annunci di “chihuahua nani”, “chihuahua toy” & affini sono sempre più frequenti in rete e sempre più persone abboccano (sembra che ormai un cane di due chili, in casa, sia facile da gestire come un San Bernardo). Io continuo a ricordare a tutti: a) che il chihuahua è  già abbastanza delicato di suo, senza rifilargli anche i gravissimi problemi portati dal nanismo; b) che i chihuahua perfetti per chi desidera queste microdimensioni, ma esenti da qualsiasi problema di nanismo (e anche da altri problemi: non pisciano, non abbaiano, non disturbano MAI) esistono. Si chiamano “trudini” e ve li vendono pure con la borsetta incorporata, così vi levate due voglie al prezzo di una: quella di avere il cane più piccolo possibile e quella di fare le Paris Hilton de noantri (sperando che almeno abbiate le fisique du rol, perché le Sciuremarie con chihuahua imborsettato che vedo in giro, quasi sempre, assomigliano più a un Hilton nel senso dell’albergo che a una Hilton nel senso dell’ereditiera).

VARIETA’ ALTERNATIVE: ne ho sentite di ogni, impossibile ricordarle tutte: cito solo le prime che mi vengono in mente, e cioè Kiuaua, Cicciaua, Whawha (giuro: non capivo più se era un cane o un distorsore per chitarra), Ciaouaua e un bellissimo “Chi Ua?” (pronunciato come si scrive, quindi “chi”, e non “ci”). Col punto interrogativo, perché la frase era sotto forma di domanda.
Ne venne fuori questo esilarante dialogo, che trascrivo foneticamente come l’ho sentito, altrimenti non si capisce (lo troverete anche nello “Stupidario cinofilo” che sta per andare in stampa):
Sciuramaria: “Che bello, è un Chi Ua?”
Risposta dell’espositore: “… ua”.
Sciuramaria: “Ua che?”
Espositore (sorridendo):  “No, nel senso che ne mancava uno… la razza si chiama Ci-ua-UA”.
S: “Ah, ecco! CHI (aridaje) Uaua!”
E (guardandola con la faccia da “mi stai prendendo per il culo?”): “Sì, ma non CHI: CI!”
S: “Ci chi?”
E (esasperato): “Seee, vabbe’… chi gioca in prima base?”
S  ( che evidentemente non aveva mai visto Gianni e Pinotto. E neppure Rain Man): “Prego?!?”
E (in fuga): “Signora, scusi, devo salire sul ring…”
Signora, cinque minuti dopo,  ad amica sopraggiungente: “Ue’, Gina, ma hai visto che belli i CICHICIAUA?”.

 Aggiungo che le varietà più fantasiose si leggono quando il nome della razza viene messo per iscritto (dai classici  ciwawa e ciuaua ai più arzigogolati “chiwawa toy” e pure a un “chihuaha wow”, che in realtà non ho ho ben capito se fosse il nome della razza o se fosse solo un modo di dire “Wow, che bei chihuahua!”, perché poi nella descrizione si parla nuovamente di chihuahua toy. E forse è un po’ fuori tema, ma inserisco qui anche la mitica frase che pronunciò mia madre in un giornata nuvolosa, porgendomi una K-way: “Toh, portati il chihuahua,  che potrebbe piovere”.

CARATTERE ED ATTITUDINI – Il chihuahua è una razza da compagnia (e che altro potrebbe fare, un chilo di cane?).
Questo però non significa che sia davvero un trudino, né tantomeno un cane idiota che non se la può cavare in nessuna situazione senza l’aiuto della mammina santa umana.
Leggete ciò che dice lo Standard del carattere: “Svelto, sveglio, vivace e molto coraggioso“.
C’è forse scritto “fragile, timido, inibito?” No.
C’è forse scritto “rincoglionito totale?” NO!
E allora perché, perché trattarlo come se lo fosse?
Ci sta che il cane venga “anche” messo in borsetta: è piccinino, se gli fate fare un’escursione in montagna è normale che a un certo punto si stanchi e che sia giusto prenderlo in braccio (o appunto imborsettarlo). Ma per fare il giretto di shopping in centro a Milano? Per favore.
Ci sta che non lo si faccia giocare con il mastino napoletano: se ridendo e scherzando quello gli mette una zampa addosso, potrebbe sfritellarlo. Ma che non debba MAI avere la soddisfazione di annusare il sedere di un altro cane, al guinzaglio e sotto controllo, è un vero e proprio maltrattamento! Lui è un cane e ha le esigenze di qualsiasi altro cane!Il tragico è che poi le stesse persone che lo prendono in braccio gridando al “brutto cagnaccio grosso e cattivo che ti sbrana” lasciano magari il chihuahua in balia dei carissimi e carinissimi bambini di casa, che possono essere – loro sì – dei veri killer di minicani. Quindi, AVVERTENZA IMPORTANTE: se avete bambini inferiori ai 6-7 anni di età, non comprate mai un chihuahua (a meno che i pupi non siano già espertissimi cinofili!).
E anche con i dieci-dodicenni, massima attenzione: a volte i ragazzini non si rendono proprio conto della fragilità di un cane così piccolo e possono far danni in assoluta buona fede.
Purtroppo molti genitori comprano proprio il chihuahua “per i bambini” (e come primo cane): dichiarazione che viene accolta con grandi spernacchiamenti da qualsiasi allevatore serio… mentre cagnari, negozianti e affini rassicurano il cliente sul fatto che non c’è cane più adatto.
Sì, adatto a farsi ammazza’ dar pupo, se i genitori non hanno millemila occhi puntati su di loro.
Comunque, tornando al carattere: il chihuahua è un cagnolino tosto, fiero e coraggioso (come da Standard), nonché molto intelligente e collaborativo.  Può dare veramente grandi soddisfazioni ai suoi umani quando viene trattato da cane (cosa che è), pur nell’ovvio rispetto per le sue dimensioni. Se viene trattato da deficiente (cosa che NON è), purtroppo deficiente potrebbe diventare: da qui tutti i chihuahua timidissimi, addirittura fobici verso le persone e/o gli altri cani o, viceversa, aggressivi (entro i limiti permessi dal fisico).
Il fatto che un chihuahua incazzoso sia soltanto comico, però, non dovrebbe farci dimenticare che lui sta vivendo male, costantemente nervoso e stressato com’è: e una qualsiasi persona intelligente, anziché ridere, dovrebbe correre ai ripari. Sul carattere del chihuahua, purtroppo, circolano un sacco di leggende metropolitane quasi sempre riferibili a cani mal allevati e – ancora più spesso – mal gestiti. Per esempio, si dice che sia un irrefrenabile abbaione: e non è vero. O meglio: non è che sia un taciturno, per carità… ma non è neanche un rompipalle a oltranza, a meno che non lo si costringa a vivere tra le braccia di mammina santa (specie da cucciolo) impedendogli ogni tipo di socializzazione. In questo caso diventerà diffidente verso tutto e tutti, ragion per cui abbaierà a tutto e a tutti.Si dice anche che sia antipatico e che se la tiri da cane di cinquanta chili: e… be’, questa non è proprio una leggenda metropolitana. Per tirarsela, un po’ se la tira.
Se poi è particolarmente bello e vince un sacco di esposizioni, allora non c’è più storia, guarderà tutti dall’alto in basso e si piazzerà tipo statua ogni volta che qualcuno lo osserva. Però… dài, come si fa a dire che è antipatico?
A me fanno una tenerezza incredibile, quando ti guardano col fumetto che dice “VERO che sono il cane più figo-piùforte-piùgrande-piùimportante del mondo?”
I chihuahua antipatici, semmai, sono quelli che appena ti avvicini ti strillano “nonmitoccare, non tivoglio, tiodio!”. Ma quelli sono sempre e solo cani mal socializzati (e quindi è colpa degli umani): oppure cani provenienti da negozi, cucciolifici & affini, allevati malissimo e gestiti peggio. Non è certo colpa della razza se sono i più diffusi. E’ (di nuovo) colpa dell’eccessiva dannatissima prolificità della madre dei cretini.
Come si fa, infatti, ad andarsi a comprare un chihuahua in negozio, o magari alla fiera del cucciolo? Questa è una razza che ha bisogno di veri artisti dell’allevamento, oltre che di persone estremamente competenti e preparate: allevare cani minuscoli, così come allevare cani giganti, comporta una marea di difficoltà che solo con passione e tecnica si possono superare senza problemi. Ora pensate un po’ a quanta passione può avere gente che sforna cuccioli in catena di montaggio e poi li sbatte al mucchio su furgoni in partenza per l’Italia. E non parliamo della tecnica, visto che quelli che arrivano qua sono spesso dei miscugli magici tra chihuahua, zwergpinscher e perfino prague ratter, razza semisconosciuta da noi ma molto diffusa nei Paesi dell’Est, sede della stragrande maggioranza dei canifici a cui  i cagnari nostrani (negozianti ampiamente compresi) attingono a piene mani.

Se volete un vero chihuahua, andate in un allevamento italiano specializzato in chihuahua (e non da quelli che vendono “cuccioli di tutte le razze, spedizioni in tutta Italia isole comprese, come Aiazzone: perché quelli sono tutti importatori, al di là di ciò che possano raccontarvi per fregarvi). E possibilmente indagate a fondo anche sull’allevamento italiano, perché non tutti sono alla stessa altezza: ricordando bene che sbagliare fonte di acquisto significa mettersi in casa un quintale di problemi (di carattere e di salute) racchiusi in mezzo chilo di cane o poco più.

Certo, lo so che i cuccioli sono irresistibili: così piccini, così teneri, così topolinosi… impossibile non portarsene a casa uno!

Ma proprio per questo, vi prego e vi STRAprego… andate a farvi conquistare dalle faccine conquistratrici di una cucciolata bene allevata. Perché solo così avrete un cane tipico, sano e anche simpatico (sempre che non siate voi a scatafasciargli il carattere).

“Vabbe’, abbiamo capito, il cucciolo va socializzato, deve vedere gente e cani… ma mica possiamo permettergli di giocare con un labrador o un rottweiler: lo disferebbero!”, obietterà qualcuno.

A parte il fatto che è più probabile che sia il chihuahua a disfare il labrador o il rott, se cercano di seguire la velocità dei suoi movimenti… no, in effetti NON è consigliabile mescolare cuccioli di taglia troppo diversa e lasciarli giocare insieme. Però le nostre città ormai sono strazeppe di chihuahua: quindi non sarà certo difficile trovare altri proprietari e mettersi d’accordo per qualche seduta di gioco collettivo tra pari taglia, che risulterà anche divertentissima da guardare perché un branco di chihuahua mollato in libertà è praticamente un film comico continuo. Grazie al cielo, però, si divertono anche loro: immensamente più che a restare parcheggiati tra le braccia di mammina… santa, sì, ma pure mortalmente noiosa.  

TESTA – la caratteristica della razza è la testa “a forma di mela” (si parla ovviamente del solo cranio, anche perché non ho mai visto una mela col muso): un’altra caratteristica tipica (non presente in tutti i soggetti, ma in molti sì) è la fontanella del cranio che resta aperta anche in età adulta. Questo rende il cane particolarmente sensibile non solo alle botte in testa (ancora una volta, at-ten-zio-ne ai bambini! Non è che lo facciano per cattiveria, ma a volte non si regolano proprio quando giocano…), ma anche alle cadute: purtroppo ci sono stati casi di chihuahua morti cadendo dal letto (e cioè da trenta centimetri circa), proprio per aver picchiato la testa.

Per quanto riguarda il contenuto, l’abbiamo detto e lo ripetiamo: il chihuahua è un cane sveglio, attento, collaborativo, coraggioso, che come tutti i cani del mondo vuole sentirsi parte attiva del suo branco.

Quindi dategli dei piccoli incarichi (la guardia la fa benissimo!) e non trattatelo come una bambolina, cosa che lo fa incazzare come una biscia (anche se voi non ve ne accorgete).

Un classico esempio di conversazione tra Sciuramaria chiuahuamunita e il proprio cane potrebbe essere il seguente: “Ammmmore della mamma, ma quanto sei piccino, eh? Quanto sei delicatino e piccolino?”

– Tanto quanto m’ha fatto la mamma, quella vera. Ma perché non pensi a quanto t’ha fatto brutta la tua?

“Ora mettiamo il capottino e andiamo a fare la passeggiatina, così fai la pipì e la cacchina santa!”

– Sui piedi, te le faccio, se mi infili di nuovo quella palandrana: non lo vedi che è estate, imbecille? E’ vero che patisco il freddo, ma lo patisco d’inverno, non a ferragosto!”

“Su, vieni che mammina ti mette nella tua borsettina…”

– Ecco, con la palandrana in borsetta… mapporcciaccialamiseriaccia tua, mi fai morire di caldo! Che nervi che mi vengono, che stress… guarda, mi metto a tremare, tanto sono incazzato… lo vedi che tremo, immensa pirla?”

E la Sciuramaria, ovviamente: “Ammmmoreeee! Ma stai tremando! Il mio cagnolino ha tanto freddone?!? Aspetta che prendiamo un cappottino più pesante!”

 OCCHI – Rotondi, scurissimi e – da Standard, leggetevelo bene – non sporgenti. Non, non, NON sporgenti! Quelle bruttissime cose vendute dai cagnari, con due specie di palle da tennis che escono dalla testa, non sono “tenerissimi chihuahua” ma cani che, oltre ad essere appunto brutti come la notte, avranno una compilation di problemi agli occhi (che ovviamente, più sporgono e più sono esposti alle intemperie, alla polvere e a tutto ciò che di “cattivone” c’è al mondo).

 

 CORPO – Per parlare del corpo (che dev’essere, da Standard, compatto e ben costruito, con linea superiore orizzontale, garrese solo leggermente marcato, dorso corto e fermo, ventre ben rialzato), si può tornare alla conversazione cane-umana di cui sopra: perché succede davvero, eh!

Succede, ahimé, in continuazione: perché le Sciuremarie se ne catafottono dello Standard, e del corpo del loro cane osservano solo il tremore, automaticamente associato all’idea del “povero cagnolino che ha tanto freddone” (non chiedetemi perché, ma le Sciuremarie con cane da compagnia parlano solo per diminutivi – riferiti al cane – e per superlativi riferiti al resto del mondo, che a loro avviso minaccia il cane: il freddone, l’omaccione cattivo, il brutto cagnone).

In realtà il chihuahua è un cane che trema per ogni minimo disagio: caldo, freddo, irritazione, fame, sete e rottura di palle in generale.

E’ il suo modo di manifestare un qualsiasi nervosismo: ma molte, troppe Sciuremarie pensano sempre e solo che abbia freddo (anche quando gli girano le palle perché ha troppo caldo). Così coprono, vestono, imbacuccano… non si sa bene se perché davvero pensino che il cane stia gelando anche a ferragosto, o se è solo perché devono sfoggiare la linea completa di vestitini che si sono dissanguate per comprargli.

Poi, per carità: che il chihuahua patisca il freddo (d’inverno!) è verissimo: come tutti i cani, patisce soprattutto l’umidità e gli sbalzi di temperatura, quindi è assolutamente lecito vestirlo… ma una magliettina come quella nella foto basta e avanza.

Non c’è alcun bisogno di comprargli millemila vestitini (da casa, da jogging, da bagno – giuro che ho visto un chihuahua alla spiaggia col costumino – da palestra, da nanna… per tacer dell’immancabile vestito da sposo/a, col quale al cane appare immediatamente il fumetto che dice: “E io dovrei trombare conciato così?!? Ma te lo scordi!”… che è poi il motivo per cui si narra che i chihuahua non sanno più accoppiarsi naturalmente). Se proprio ci siamo comprati il cane piccolo perché avevamo la passione di vestire le bambole… vabbe’, allora possiamo anche eccedere un po’ (tanto il cane, grazie a dio, non si vede e non sa): però una regola deve valere in senso assoluto, e cioè quella di non infastidire il cane. Niente tutina da jogging che lo blocca nei movimenti, niente vestito da sposa, niente piumone imbottito a luglio, per pietà (ma comprarsi davvero una bambola… no, eh?).

Sì, è vero che ai chihuahua, tutto sommato, piace ricevere attenzioni, sempre e comunque: anche quando li vestite, li imborsettate, gli mettete i cappellini o gli occhialetti… loro si sentono in qualche modo coccolati (anche perché le vocine della mammina santa che ripetono “Ma quanto sei belliiiinoooo! Ma come ti sta bene questa gonnellinaaa!” non lasciano spazio ai dubbi): però a tutto c’è un limite, e questo limite deve essere rappresentato dal buon senso.

Io raccomando solo questo: buon senso. Perché vedersi, è vero, il cane non si vede: però il fastidio lo sente, eccome.

Usare il cervello, please, e ricordarsi che questo, piccolo finché si vuole, è un CANE: con quattro zampe, che devono essere libere di muoversi (tutte e quattro!).

 CODA – mi tocca dire, tanto per cominciare, che deve esserci (ho visto, tempo fa, un allucinante annuncio di “cuccioli di ciwawa con code già tagliate…”: ARGHHH!!!). Poi deve anche essere “inserita alta,  di lunghezza moderata; larga alla radice, si assottiglia gradatamente verso la punta. Il portamento della coda è un’importante caratteristica della razza: in movimento è portata o alta formando una curva, o a semicerchio con la punta diretta verso la regione lombare, il che contribuisce all’armonia dell’insieme. La coda non deve mai essere portata fra gli arti posteriori né arrotolata sotto la linea dorsale“.

Letto bene? Niente coda tra le gambe, ovvero niente cani timidi, paurosi, inibiti! Se il vostro chihuahua la porta sempre così, la coda, significa che l’avete bambinizzato a sangue e l’avete ridotto ad aver paura del mondo, lui che avrebbe dovuto essere un cane piccolo, ma coraggioso e fiero.

Fatevi subito un bell’esame di coscienza, dimenticate le bambole e le statuine di porcellana… e magari cominciate a dirgli “Bello il mio cagnONE! Adesso andiamo a farci una bella passeggiatONA!” … perché è la forma mentale che fa tutto.

Si dice che il miglior modo per dimagrire sia quello di pensarsi magri (a me non è mai riuscito granché: però si dice, eh): quindi, forse, il miglior modo per convincersi che il chihuahua sia un cane potrebbe essere quello di pensarlo grande.

Almeno medio, dài.

Fatelo, ‘sto sforzo… che magari non potrete più fare a gara con le amiche a chi ha il cane più thiny, più toy, più ipermicroministicazzi.

Però farete immensamente più felice LUI.

Valeria Rossi, Ti Presento il cane

 

Cinque punti per riconoscere un allevamento serio

Primo: QUANTE RAZZE ALLEVA

Un buon allevamento che intenda dare un contributo alla razza con la produzione di soggetti di alto livello deve per forza operare con una forte selezione dei riproduttori e basare il proprio lavoro anche su altre linee allevate da Allevatori di provata serietà e capacità. Con l’impegno materiale ed economico che cè dietro a soggetti allevati con queste prerogative, viene da se che è impossibile per un normale Allevatore riuscire a OPERARE BENE con più di 2-3 razze. Quando trovate sedicenti allevamenti che “maneggiano” diverse razze (che guarda a caso sono sempre quelle più richieste del momento) o supermercati del cucciolo online (per la serie acquista, vai al carrello e paga che il pacco te lo spediamo) sappiate che seguendo quel canale d’acquisto vi infilate in un campo minato dove la possibilità di portare a casa un Chihuahua e anche sano sono davvero limitate e tra l’altro non è un canale che offra chissà quale vantaggio economico rispetto a un soggetto da compagnia cedutovi da un allevamento serio e con etica.

 

Secondo: IL PEDIGREE

è assodato che il pedigree non certifica la qualità di un Chihuahua, ma certifica la selezione (buona o meno) fatta dall’Allevatore, che non può materialmente OPERARE SERIAMENTE senza questo strumento, inoltre il pedigree certifica LEGALMENTE che il cane acquistato è di razza. Un Allevatore serio produrrà per ogni cucciolo il pedigree; se sapete che l’Allevatore un po lo fa e un po no sappiate che sta venendo meno ai suoi obblighi e non fatevi prendere per il naso dall’affermazione “senza pedigree risparmi tanto non ti serve”, avete a che fare con una persona che ha messo gli interessi personali davanti a quelli della razza. Il termine LEGALMENTE non è stato usato a caso, il DECRETO LEGISLATIVO 30 dicembre 1992, n. 529 all’art.5 commi 1-2-3 recita testualmente:

1. E’ consentita la commercializzazione di animali di razza di origine nazionale e comunitaria, nonche’ dello sperma, degli ovuli e degli embrioni dei medesimi, esclusivamente con riferimento a soggetti iscritti ai libri genealogici o registri anagrafici, di cui al precedente art. 1, comma 1, lettere a) e b), e che risultino accompagnati da apposita certificazione genealogica, rilasciata dall’associazione degli allevatori che detiene il relativo libro genealogico o il registro anagrafico.

2. E’ ammessa, altresi’, la commercializzazione di animali di razza originari dei Paesi terzi, per i quali il Ministro dell’agricoltura e delle foreste abbia con proprio provvedimento accertato l’esistenza di una normativa almeno equivalente a quella nazionale. Alle stesse condizioni e’ ammessa la commercializzazione dello sperma, degli ovuli e degli embrioni provenienti dai detti animali originari dei Paesi terzi. Non sono ammesse condizioni piu’ favorevoli di quelle

riservate agli animali di razza originari dei Paesi comunitari.

3. Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque commercializza gli animali indicati nei commi 1 e 2 in violazione delle prescrizioni ivi contenute e’ punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da L. 10.000.000 a L. 60.000.000.

(sull’aspetto legale che si configura e sulle azioni praticabili da chi è stato truffato acquistando un cane simile al Chihuahua senza pedigree ci torneremo con un articolo specifico).

 

Terzo: IL CUCCIOLO SEMPLICE “MERCE” DI SCAMBIO

CASO A: Se vi rivolgete ad un allevamento serio chiedendo un Chihuahua Toy, l’Allevatore dopo aver raccolto tutta la pazienza che dispone in quel momento vi spiegherà le ragioni per cui usare questi appellativi è sbagliato; se la pazienza l’ha finita la reazione potrebbe essere anche antipatica ma sappiate che è sempre motivato dall’amore per la razza e dall’odio per chi ha diffuso tanta ignoranza per sola avidità. Comunque, una volta corretto il tiro gli chiedete allora un Chihuahua di piccola taglia massimo un 1,5kg da adulto, vi sentirete rispondere che è difficile stabilire a priori e con tale precisione il peso di un adulto, insomma non ci sono garanzie. Anche per quanto riguarda il mantello (colore) non sempre l’Allevatore potrà accontentarvi perchè nella maggior parte dei casi gli Allevatori non allevano un numero così elevato di cuccioli per avere sempre disponibile ogni colore. L’Allevatore serio vi informerà anche sugli eventuali difetti di standard del cucciolo che vi proporrà.

CASO B: Vi rivolgete ora al semplice produttore/commerciante e gli chiedete il Chihuahua Toy, vi risponderà che non solo ha questa varietà ma ha anche quelli Tea Cup, quelli Mini, quelli Mosca, insomma vi dirà con precisione al grammo il peso da adulto, anche perchè nella sua infinita sapienza “dice”che sta usando riproduttori da 1/1,5 kg per cui la logica è stringente (nota:far partorire una Chihuahua sotto i 2kg è estremamente problematico, rischioso e da puri incoscienti); e per quanto riguarda il colore ha esattamente quello che desiderate, se non subito a breve.

Con questi due casi si vuol far capire che l’Allevatore serio vi proporrà il cucciolo che ha in quel momento disponibile (ammesso che ne abbia), un cucciolo che ha allevato con amore, facendo ogni sforzo fisico, emotivo ed economico, un cucciolo di cui andare fiero; invece il semplice produttore/commerciante sembra colui in grado di far avverare ogni desiderio, ma si capirà più tardi che assieme al cucciolo in molti casi si è pagata anche una delusione, e la prova di questa realtà sono tutte quelle persone che per acquistare il secondo Chihuahua sono molto molto più accorti.

Quarto: VISITA IN ALLEVAMENTO

L’Allevatore serio è contento di ricevere visite, questo gli serve per capire chi sono i potenziali futuri proprietari, ma anche in generale per parlare della razza che ama trasmettendo quante più informazioni possibile al profano. Sarà normale per lui mostrare i genitori ed eventualmente ogni documento connesso al cucciolo, vantando anche il livello della genealogia dei genitori ed eventuali risultati espositivi; NON SPEDISCE I CUCCIOLI , non li consegna a caselli autostradali; il cucciolo verrà ceduto intorno ai tre mesi (con due vaccini, microchip e pedigree ENCI) e l’Allevatore userà ogni precauzione/informazione per aiutarvi a gestire l’ambientamento del piccolo, vi sta cedendo un pezzo del suo cuore e tenendo al benessere del cucciolo e vostro si renderà disponibile ogni volta che lo riterrete necessario, anche dopo mesi, questa il produttore/commerciante la chiama “assistenza post vendita” l’Allevatore la considera una seria responsabilità.

 

Quinto: L’ALLEVATORE VA CONQUISTATO

Strano a dirsi ma è vero, prima che vi ceda un cucciolo l’Allevatore vuole capire bene con chi ha a che fare, forse dovrete insistere un po con qualche email di presentazione, qualche telefonata, una visita all’allevamento, non vi meravigliate ma è così, capirete col tempo il perchè delle riserve e guardando il vostro cucciolo crescere sarà ripagata la vostra determinazione dall’aver scelto questo canale per acquistarlo; il produttore/commerciante al contrario dell’Allevatore cercherà di conquistarvi, perchè per lui il cucciolo e voi siete SOLO un altro guadagno, e a differenza dell’Allevatore l’interesse per il benessere futuro del cucciolo sarà marginale.

 

SCEGLIETE SAGGIAMENTE

Quanto sopra esposto si spera serva a far capire al profano le macro differenze tra un allevamento serio e un semplice produttore/commerciante che per sintetizzare è motivato esclusivamente dal guadagno e mai sarà in grado di dare un contributo migliorativo alla razza Chihuahua. Per completezza di informazioni bisogna anche dire che tra i segni distintivi di un Allevamento che vuole operare seriamente vi dovrebbe essere l’affisso (cioè, dal nome completo del cucciolo si identifica l’Allevatore) ed essere iscritto nel registro degli Allevatori ENCI; inoltre l’Allevatore (o chi per lui) porta abitualmente i cani alle esposizioni cinotecniche ufficiali nazionali ed internazionali affinchè vi sia una valutazione tecnica dei soggetti allevati. Aggiungiamo anche che in tema di allevamenti che adempiono i loro obblighi va fatta una distinzione tra gli allevamenti che facendo considerevoli investimenti basano il loro operato su linee di sangue con anni di selezione alle spalle, linee che si sono distinte nelle esposizioni di tutto il mondo, linee riconoscibili per i loro aspetti morfologici; e gli allevamenti che allevano con soggetti per lo più anonimi e anche poco tipici.

Il segreto per portarsi a casa un Chihuahua (e non un cane simile) ed evitarsi tutte quelle complicazioni morali ed emotive legate ad una scelta sbagliata è nell’informarsi quanto più possibile, nel non avere fretta; osservate le differenze morfologiche delle linee più note e capirete dopo non molto quello che vi piace davvero e saprete anche voi riconoscere un incrocio o un Chihuahua poco tipico, è vero questa scelta richiede al profano un approfondimento che credete però vale la pena fare.

 

© Chihuahua Club Italia 

Articolo originariamente pubblicato sul sito del Chihuahua Club Italia.

 

 

 

Quelli che…si comprano il cane in allevamento

Quelli che si comprano un cane si dividono in due categorie:

a) quelli che vogliono spendere poco;

b) quelli che sono disposti a spendere tanto, ma in cambio vogliono avere certezze anche laddove possono esserci solo speranze.

Quelli che vogliono spendere poco, secondo logica, dovrebbero puntare dritti sul canile o rifugio più vicino: lì non spenderebbero addirittura niente. Potrebbero scegliere tra millemila tipi, razze, colori, taglie, età, sessi (vabbe’: sessi solo due. Ma per tutto il resto, la scelta è amplissima) e tornarsene a casa con un cane che non soltanto farebbe felice la loro famiglia, ma sarebbe stato anche salvato da una vita infame.
Invece no.
Quelli che vogliono spendere poco telefonano all’allevatore per colloqui come quelli elencati sotto (che sono TUTTI veri e tutti successi personalmente a me. Anche più volte per tipo):

a) E’ l’allevamento X?

– Sì, buongiorno, mi dica…

– Scusi, lei che prezzi fa?  (senza neanche filarsi il “buongiorno”).

Mia risposta standard: “Se lo sta a chiedendo a me, forse ha sbagliato numero: non sono una escort. Se invece intende parlare del prezzo dei cuccioli, prima dovrebbe cortesemente spiegarmi lei chi è, cosa fa, dove e come vive, com’è composta la sua famiglia e perché pensa di prendere proprio un cucciolo di questa razza. POI, semmai, parliamo del prezzo.

b) “Buongiorno, è l’allevamento X?”

– Sì, buongiorno, mi dica…

“Ecco, senta, a me piacerebbe un lasky, vede, perché la bambina ha visto Balto e ne vuole uno uguale…”

– Cioè, un cartone animato?!?

“Eheheh…no, no, un cane vero, proprio un lasky…”

– (sospiro) Si chiamano Siberian Husky…

“Ecco, sì, quello lì! Lei ce li ha, vero? A quanto li mette?”

 

Mia risposta standard alla domanda “a quanto li mette”, che mi faceva già venire le bolle:  “Trecentomila lire al chilo” (quando allevavo io, l’euro non c’era ancora, NdR).L’idea, ovviamente, era quella di ironizzare sul fatto che un cucciolo non è una cesta di patate.

Ma quante persone credete che si siano resi conto che le stavo sfottendo? Forse un paio, in 25 anni. Tutti gli altri prendevano la risposta per buona e rispondevano: “AH! E quanto pesa, in media, un cucciolo?”

Oppure: “E la madonna!“: perché evidentemente avevano trovato qualcuno che li vendeva un po’ meno… al chilo!

Queste conversazioni ovviamente, finivano tutte in trenta secondi circa, con la mia lapidaria dichiarazione: “Comunque al momento non ho cuccioli”, che tagliava la testa al toro perché quelli che si comprano il cane, ma vogliono spendere poco, lo vogliono anche pronto in giornata.

Poi c’erano, invece:

c) quelli che mi tenevano mezz’ora al telefono, spiegando (loro, a ME!) l’importanza di rivolgersi a un buon allevatore, facendomi capire che mi avevano fatto il Grande Onore di scegliermi, parlando dei motivi che li avevano spinti proprio verso la mia razza e assicurandomi che avrebbero amato il cane “come un figlio” (e qui a me è sempre venuta voglia di rispondere: “Ma non potreste amarlo come un cane, che sarebbe meglio per lui e per voi?”. Ma sono sempre stata zitta, perché speravo di aver trovato il cliente preparato, responsabile e blablabla).

Al termine di tutta la blaterata, ovviamente, chiedevano anche il prezzo: che io non ho mai avuto problemi a dire anche per telefono (so che molti altri allevatori rifiutano di farlo). Lo posso dire anche adesso, visto che ho sempre pagato regolarmente le tasse e quindi non ho nulla da nascondere:  il mio prezzo era di un milione e mezzo per un cucciolo “al top”, ovvero con la migliore genealogia e le migliori promesse (sulla carta) che potessi offrire. Poteva scendere di cento-duecentomila lire se il cucciolo era un buon cane, ma non mi sembrava destinato a chissà quale carriera riproduttiva-espositiva, e scendeva di molto (ovvero, della metà) se aveva un difetto importante (per esempio, un maschietto monorchide).

A quel punto …………………….luuungo silenzioooooo…………………….e poi: “E la madonna!” (o esclamazione similare).

E subito dopo: “Ma il negozio qui sotto li vende a trecentomila lire!“.

Alla faccia dell’importanza del buon allevamento e di tutto il cucuzzaro.

Quelli che sono disposti a spendere tanto prenotano il cucciolo con secoli di anticipo perché – visto che spendono tanto – vogliono “la prima scelta”. Il che, per carità, sarebbe anche sensato: ma quando sono al primo cane della loro vita, quando non conoscono la razza, quando non hanno mai letto lo standard e non conoscono neppure pregi e difetti… che caspita sceglieranno mai?

E infatti, puntualmente, arrivano quando i cuccioli hanno circa quindici-venti giorni (un cliente è venuto a “sceglierlo” quando di giorni ne avevano TRE: non l’ho neanche fatto entrare in sala parto). Guardano, osservano, rimirano e poi ti dicono: “Ma secondo lei…?”, perché ovviamente i cuccioli sono tutti uguali. A perte il colore del mantello, cosa pensi di vedere a quindici giorni di vita?

Negli husky non vedi neanche il colore degli occhi (fattore di grandissima importanza per il cliente e di importanza pari a zero per lo Standard): a quell’età sono tutti bluastri, il tipico “color neonato” che hanno anche i cuccioli umani.

Quello che è disposto a spendere tanto, dunque, chiede consiglio all’allevatore. Che può rispondere solo “aspettiamo ancora una decina di giorni e poi potrò fare qualche valutazione”.

Ma “qualche” è troppo poco. Lui spende, ue’! Quindi vuole il top.

Vuole il cane “che faccia almeno il campionato italiano”. Anzi, la frase classica è: “non pretendo il campionato mondiale, per carità…ma almeno l’italiano sì!”.

L’homo acquirentis ignora, evidentemente, che il campionato mondiale si fa vincendo UNA esposizione: per il campionato italiano, con un husky, devi vincerne sei, con almeno cinque Giudici diversi, e almeno due devono essere raduni o speciali.

E se un cane è in grado di fare questa carriera, ‘allevatore dovrebbe stabilirlo guardando i cuccioli a venti giorni di vita. Ma per favore!

Quando ti fanno richieste come questa, poi  c’è da meravigliarsi se qualcuno guarda davvero le lastre e dichiara che tra quegli scheletrini c’è una “sicura star”?

 

Quelli che sono disposti a spendere tanto pensano anche che nel prezzo siano inclusi i miracoli.

Tipo: “lo voglio con gli occhi azzurri”.

– Mi dispiace, ma sarà molto difficile che ne esca uno in questa cucciolata: genitori e nonni hanno tutti gli occhi scuri. Forse nella cucciolata successiva, dove la madre ha gli occhi azzurr…”

“No, no, non posso aspettare così tanto! Me ne DEVE dare uno con gli occhi azzurri da questa cucciolata qua!”

Quindi?!?  Gli metto le lenti a contatto?

Oppure: “Questo mi piace proprio tanto, peccato che è rosso… non ne avrebbe uno uguale, ma bianco e nero?

Come se andassero a comprare una felpa: il modello mi piace, che colori ci sono?

Di fronte a queste richieste, giuro, non sapevo cosa rispondere: o meglio, avevo la punta della lingua piena zeppa di risposte sarcastiche… ma un conto è sparare la gente a quel paese per telefono, e un altro è avere il cliente lì davanti (che se è arrivato lì vuol già dire che ha superato la “prova telefono”, quindi prometteva bene…) e sentirgli avanzare pretese che non stanno né in cielo né in terra, magari dopo tutto un colloquio in cui eri proprio convinto di aver trovato la persona ideale a cui affidare un tuo cucciolo.

Il bello è che quando gli fai notare che l’impossibile è – appunto – impossibile, immancabilmente questi ti fanno l’offertona: “Guardi, sono disposto anche a pagare qualcosa in più, se me lo dà… ” (bianco e nero, con gli occhi azzurri, con gli occhi diversi uno dall’altro, con la maschera così, con la coda cosà).

Una volta mi chiesero un cane “con gli occhi dispari”.

– CIOE’ ?!? Con un occhio solo, oppure con tre?!?

“Ma no, cos’ha capito…con un occhio azzurro e uno marrone!”

Ah, ecco.

A quel punto, se la cucciolata era già nata, potevo solo far notare che nessuna offertona mi avrebbe mai indotto a portare il cucciolo dal chirurgo plastico. Se invece si trattava di prenotazioni con ampio anticipo, portavo il cliente dalla fattrice e gli dicevo: “Provi a contrattare con LEI. Se le offre abbastanza, magari il cucciolo su misura glielo fa”.

La più bella in assoluto, comunque, è stata questa (per telefono, ovviamente: non potevaesserci un seguito): “Sto cercando un siberian husky NANO. E guardi che sono disposta a pagare qualsiasi prezzo”.

Risposi: “Mi dispiace: Snowwhite ce l’ho, ma i sette nani mi mancano” (la capostipite del mio allevamento si chiamava Snowwhite, che è il nome originale della Biancaneve di Walt Disney, ndr).

Ma come si fa? , dico io.

Ammesso e non concesso che esistesse, un husky nano sarebbe un cane con una gravissima patologia: e tu sei pure disposta a strapagarlo, o immensa pirla?  E se magari ha tre zampe (dispari!), l’offerta aumenta?

Veramente, io a volte mi tocco per sapere se ci sono.

Poi, sia chiaro: non è neppure tutta colpa delle Sciuremarie e dei Sciurmario: il loro bel carico ce lo mettono anche i cagnari.

A forza di vedere annunci di cuccioli venduti a rate, con spedizioni ovunque per corriere (arghhhhhhhhhhh!), disponibili in diversi taglie (tipo: yorkshire toy, teacup, medio e gigante) e in tutti i colori… poi per forza qualcuno ci crede e tu sei costretto a spiegare che i cuccioli non si possono tagliare su misura, che la genetica non è una scienza esatta, che se anche tu potessi manipolare i geni a tuo piacimento ti preoccuperesti di fare cani aderenti allo Standard e più sani possibile, non certo con gli occhi di un colore piuttosto che di un altro.

Insomma, i cagnari ti costringono a spiegare per ore ciò quello che dovrebbe essere l’ABC della cinofilia e dell’allevamento: che le uniche cose che contano sono tipicità, salute e carattere. Il resto, se arriva, arriva di puro culo: ma se non arriva non cambia di sicuro né il tuo rapporto con il tuo cane, che si spera vada ben oltre le cazzatine estetiche, né la possibile carriera del cane, perché nessun Giudice dirà mai: “Sì, bellissimo cane, però non vince perché ha la punta della coda di un colore che non mi piace”.

Gli allevatori truffaldini ci sono, per carità. Nessuno vuole negarlo. Forse non ci sono (ancora) quelli che promettono mirabilie guardando una radiografia, ma quelli che ti ammollano il “sicuro campione” di quaranta giorni, purtroppo, abbondano.

Però è anche vero per ogni Wanna Marchi del mondo ci sono mille clienti di Wanna Marchi, disposti a bersi le sue panzane sul sale miracoloso o sul malocchio che ti tira se non le paghi le parcelle.

In cinofilia è anche peggio: ci sono i clienti che proprio ti chiedono in ginocchio di prenderli per i fondelli.

A volte senza il minimo senso logico.

Un tizio, una volta, mi fece perdere un’intera giornata a “cercare il futuro campione” nella cucciolata. Era preparatissimo: sapeva lo Standard a memoria e quando gli dissi i nomi dei genitori dei cuccioli mi sciorinò le tre generazioni precedenti senza sbagliare un nome.

Minchia, ne sapeva più di me! Però mi confessò candidamente di non essere in grado di giudicare un cucciolo: si affidava alla mia esperienza.

Decisamente impressionata, mi impegnai veramente al massimo ad analizzare pelo per pelo tutti i cuccioli, cercando di vedere nel futuro: se avessi avuto la sfera di cristallo mi sarebbe riuscito pure meglio, però ce la misi davvero tutta e alla fine gli dissi che, se avessi dovuto scegliere un cane da esposizione per me, mi sarei tenuta una certa femminuccia.

“Bene, allora prendo quella”, disse lui, estraendo il libretto degli assegni per la caparra.

Ormai infervorata, io partii in tromba dicendogli che l’avrei accompagnato volentieri alla sua prima esposizione e che gli avrei anche presentato il cane, se voleva… ma lui mi fermò subito:  “Ah, no, no, grazie: io esposizioni non ne faccio. Non mi piace l’ambiente e poi penso che i cani si annoino”.

Restai brasata.

Alla fine il cane glielo diedi lo stesso, perché a me interessava che i miei cuccioli fossero amati, non portati per forza in expo…e se togliamo l’assurdità di volere una probabile campioncina per poi NON esporla, il tizio mi aveva convinto sotto ogni aspetto. Però restai brasata.

E se l’avessi saputo, gli avrei rifilato quello mi sembrava il cucciolo più cesso della cucciolata. Giuro. Tanto, per lui, cosa sarebbe cambiato?

La gente, diciamolo, è proprio strana.

Sarà per questo che io mi trovo meglio coi cani.

La gente, spesso, vuole proprio farsi bidonare a tutti i costi: e non c’è da meravigliarsi, poi, se qualche allevatore la accontenta con sommo entusiasmo.

 

Valeria Rossi, Ti Presento il Cane